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Organizzazione e crescita: evviva la “fase due”. Anzi …. banzai!

di Stefano Franceschi, Partner Consultant & Coordinatore Area Strategia

C’è un contesto in azienda dove la cosiddetta “fase due” ha un valore davvero unico.

Avete presente quel momento in cui un imprenditore ha una idea nuova? Magari è solo una piccola intuizione ma lui la vede, ci si applica e lavora su quella, tutto intorno quasi non vale più nulla, il resto quasi scompare, è nebbia o buio comunque cielo coperto, se va bene.

Quella idea poi sale la scala del successo e cambia il ritmo delle cose, in azienda è lei stessa che si fa target, poi diventa opportunità, quindi un vero mantra, con lei cresce l’azienda ed il suo fatturato, il margine diventa operativo lordo, il ragioniere si fa CFO, poi magari la festa con i fornitori, certo quella con i dipendenti, magari con qualche cliente, il brindisi in associazione di categoria …..

Poi piano piano, con il tempo che passa, a dispetto di ogni previsione, pur sull’onda dello stabile  successo di quella idea e una crescita aziendale magari in doppia cifra, ecco che, contro ogni regola, anche del buon gusto, c’è un malessere.

Quell’imprenditore si accorge che quel +18% dell’anno precedente è stata una cosa grande, ma è diventato anche un interessante problema. E’ diventato palese che organizzazione aziendale e crescita a quel punto sono disallineate.

Magari all’inizio quel malessere era stato solo un fastidio: poi in azienda il clima è cambiato, le carte non si trovano più, alcune cose facili sono diventate difficili, alcuni fornitori e diversi clienti giacciono nel dimenticatoio, qualche collaboratore fa troppe cose molto diverse fra loro, qualcuno magari saluta e se ne va….. eppure era un’idea bellissima! Certo che lo era, ma il ritmo era cambiato e ci voleva una strategia che…. Che cosa?

Fermi tutti, facciamo un salto indietro nel tempo, ci facciamo aiutare da un samurai, che è il minimo in questi casi estremi, lui è  Miyamoto Musashi, leggendario maestro di spada e strategia che nel 1645 scriveva:”…anche la via del mercante soggiace ai propri ritmi sia quando il capitale prospera sia quando va a picco… innanzi tutto dovete riconoscere il ritmo del momento adatto e del momento infausto”.

Insomma lo spadaccino giapponese in questione sarà anche datato ma la cosa che la crescita aziendale è un ritmo in evoluzione non è poi così scontata nemmeno oggi che molti imprenditori si fanno scappare una idea geniale ma poi si dimenticano che cambiare ritmo significa dover rinnovare anche tutto quello che sta intorno a quella idea.

Così capita che aziende floride a volte si sentano quasi “vittime” del loro successo, si accorgano del cambio di ritmo troppo tardi e incappino anche in qualche danno, forse solo collaterale. Capita che organizzazioni efficienti ed efficaci si scoprano inadeguate quasi senza capirne il perché.

Sapete tirar di spada? No? Non serve, potete lo stesso mutuare quello che ci dice Musashi nella battaglia che nasce in azienda dopo aver avuto quella bellissima e vincente intuizione:”…quando la nostra mente resta imbrigliata in un certo stato d’animo, senza compiere alcun progresso, si dovrà abbandonare lo stato d’animo del momento e cominciare a percepire una nuova prospettiva. Accogliendo il nuovo ritmo dell’azione riporteremo la vittoria. … trionferemo in virtù di una tecnica diversa, particolarmente vantaggiosa, modificando il programma iniziale”. 

Insomma una idea di successo, una crescita aziendale, ha sempre strategicamente due fasi. La prima è quella che determina il risultato ma la seconda è proprio il saper cogliere il rinnovamento necessario in quello che  ci circonda, quello che sta dentro di noi, dentro la nostra organizzazione, anche fra le pieghe migliori della nostra azienda. Quest’ultima è la parte più difficile da realizzare e magari è tutta colpa di un grande successo. Banzai!

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