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La strategia di Raimondo: il lato giusto del fiume

La strategia di Raimondo: il lato giusto del fiume, è la riflessione estremamente inusuale con cui Stefano Franceschi ragiona su quanto perdere possa essere l'elemento vincente di una strategia.

Giovanni ha ragione! Davanti abbiamo la sua slide sulla strategia che ha cambiato il mondo, quella “militare” della Prima Guerra Mondiale: stiamo seguendo la presentazione sulla sua idea di “strategia”, e la partenza è illuminante.

Perché la strategia, fino a qualche lustro fa, era concepita come pura arte militare e prima di Marchionne, tagliando il compromettente secolo scorso, c’erano Napoleone o Alessandro Magno e giù fino a Giulio Cesare. Pensate se un giorno vi si presentasse davanti un imprenditore che vi raccontasse di Von Clausewitz: sarebbe giusto vi brillassero gli occhi di soddisfazione.

Perché sono queste storie e questi grandi nomi che raccontano della parola “strategia” e  meritano un ammirato “oohh”. E poi c’è il sorriso appagato di chi si ricorda anche di un certo Raimondo Montecuccoli.

Già, Montecuccoli, che solo il cognome meriterebbe tutta una santa ilarità, sembra il protagonista di una puntata di Striscia la Notizia. Invece il buon Raimondo Montecuccoli, vissuto nel ‘600 dalla corte di Modena a quella dell’asburgico Sacro Romano Impero, fu un grande stratega. Molte le sue vittorie militari sul campo, un tipo davvero in gamba. Uno stratega talmente abile da procurarsi tutti gli onori e la gloria possibile dopo aver conseguito, nel 1675, due sconfitte consecutive davanti alle truppe del suo rivale Turenne, quest’ultimo Maresciallo di Francia che, da vincente, durante uno dei due scontri ci rimise però definitivamente le penne.

Insomma il Montecuccoli è ricordato come uno stratega che ha vinto tutte le sue campagne militari ma... eppure risulta che… ah ecco, allora la domanda è chiara: cosa significa elaborare una strategia vincente? Una domanda tira l’altra: ma la strategia è solo un gioco per i grandi?

Evviva il Montecuccoli che ci insegna che si può vincere anche battendo in ritirata perché bisogna avere sempre ben presente e chiaro quali sono i propri obiettivi, non tanto quelli dell’avversario. Lì fuori, dove l’economia bolle a mille, è vitale raggiungere i propri traguardi e tutto il resto non conta. Proprio tutto.

Obiettivi chiari, risorse più adeguate e una visione temporale del proprio sforzo, ecco i tre elementi base. Mettersi lì a riassumerli, legarli fra loro con un pizzico di coerenza e tanta immaginazione è fare “strategia”. Quest’ultima è una cosa tipica innanzi tutto del piccolo e medio imprenditore, perché da lui la strategia, più o meno consapevolmente, pesa ogni giorno un po’ di più che in altri mondi più “visibili”.

Elaborare una strategia chiara è indispensabile ad ogni piccola o media impresa, perché il tempo di oggi, che le tecnologie hanno reso più veloce e più “disponibile”, non consente più di nascondersi dietro la nostra dimensione o la nostra giornaliera indiscutibile buona volontà.

Una decina di anni prima del confronto con il Turenne, siamo nel 1664, il nostro Montecuccoli vinse la guerra austro-turca con un esercito che era circa la metà di quello del Gran Visir ottomano Fazıl Ahmed Köprülü e accadde solo perché il Raimondo oppose una strategia che non concesse all’avversario di far arrivare abbastanza truppe dal lato del fiume dove si svolgeva la battaglia.  

Urca, noi da che parte del fiume siamo adesso?

 

 

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